Pessima nottata passata a guardare una clamorosa sconfitta del Boca per 4-1 (vabbé, succede).
E stamattina sveglia alle 6.00 per essere alla Porta di Jaffa a Gerusalemme alle... 8.30. Sì, è giusto, se consideriamo il "jet-lag" dovuto al surreale fusorario ancora in corso e al tempo che si perde per uscire dal checkpoint di Beit Jala.
Nei giorni scorsi ho spesso criticato molti aspetti e caratteristiche dei palestinesi ma non ho mai perso di vista il problema di fondo (che alcuni, non ho capito in base a quali assurdi ragionamenti, smentiscono sia il vero problema): cioè che qui si vive sotto occupazione. Al checkpoint, infatti, una giovane e minuta soldatessa israeliana ci ha fatto scendere tutti dal bus. Si vedeva che non ne aveva voglia ma doveva adempiere al suo dovere, visto che c'era anche un omone in abiti civili ma con mitraglietta e giubbotto anti-proiettili che la controllava.
Buoni buoni, senza fiatare, siamo scesi e ci siamo messi tutti in fila per eventuali perquisizioni (che non ci sono state, stavolta) e controllo documenti. C'è stato un breve battibecco fra la ragazzina bionda in verde militare e una donna araba, ma nulla di ché. La ragazzina, nonostante tutto, mi ha fatto un po' di pietà e ho voluto farle risparmiare un paio di secondi mostrandole subito la pagina del passaporto col timbro. Ha ringraziato con un mezzo cenno di sorriso...
Vedere i palestinesi scendere, mettersi in fila senza protestare e guardando per terra è stato peggio. Loro questa trafila se la devono fare ogni giorno (chi ci riesce). E stavolta è andata bene. In questo conflitto in corso c'è chiaramente una parte più debole, che subisce quotidianamente sopprusi e angherie. Da quasi un secolo ormai. Sarei stupido a dubitare: io sto con i palestinesi. Questo non si discute.
(Apro parentesi perché voglio evitare la logica escludente del "o noi o loro". Che io stia con i palestinesi non significa che sia contro gli israeliani o gli ebrei. E nemmeno contro Israele. E qui chiudo).
Scopo della "gita fuori porta" era di andare a Ramallah per farci (Massimo, Mahira e io) fare il visto al consolato giordano per andare ad Amman questa settimana. Approfittiamo della "Festa" di fine Ramadan per rinnovare il visto, che scade fra pochi giorni.
Per andarce a Ramallah, siamo passati per Gerusalemme est e precisamente dalle parti di Qalandia e al-Bireh. Qui il "muro di difesa" dà il peggio di sé: oltre ad essere bruttissimo, ha letteralmente vivisezionato l'intera zona. Massimo, che da queste parti ci viene spesso per lavoro, mentre faceva da Cicerone spiegandoci il percorso del muro e tutto ciò che lo riguarda,
ad un certo punto è addirittura rimasto interdetto: "Ma sta parte qua... l'altro ieri non c'era. Quando cazzo l'hanno tirato su?"
Another brick in the wall...
29 settembre 2008
"Another brick in the wall" (un altro mattone nel muro)
Etichette:
Gente di Palestina,
Israele,
Occupazione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Kork, mi è giunta voce che torni presto... è vera? buon divertimento e goditi le ferie post-ramadan. TCA!!!!
Ciao Nicola, al 90% tornerò il 20 novembre (ma sto aspettando la conferma del biglietto) a meno che non ci siano novità lavorative (sto aspettando un paio di risposte) o familiari (mia nonna non sta benissimo, ecco).
Grazie e TCA anche a te! ;-)
Posta un commento