3 settembre 2008

Nostalgie

Ormai sono qui da più di un mese e mezzo.
Però -ed è questa la cosa strana- ho nostalgia dell'Argentina. Di Buenos Aires, della Patagonia, della Pampa. Cataratas de Iguazú. Río Paraná...
Nostalgia degli Argentini, dell'argentinità. Di asados e empananadas, humita, tamales, locro, mate... (ah il mate... come vorrei averlo qui), matambre, mantecol (ma quello l'ho trovato!), vino tinto, choripán, torta frita, dulce de leche, alfajores e birra quilmes. Ginebra e caña... L'artigianato tradizionale, con gli oggetti in legni tropicali, cuoio e cuoio crudo. I gauchos. Le librerie di Avenida Corrientes, i cinema di Belgrano, Plaza de Mayo sempre al centro di qualche manifestazione, el subte, el Coliseo, avenida 9 de Julio che non riesci mai a credere possa essere così enorme (100 metri di larghezza!!!); le pecore, i guanacos, i ñandú che fuggono quando passa la camioneta, il bosco pietrificato di Sarmiento, il vento bastardo a Río Mayo, la spiaggia di ghiaia a Comodoro, il pinguino (che in spagnolo si scrive pingüino!) che mi ha morso quand'ero piccolo, l'odiato filo spinato che delimita le proprietà private in Patagonia, le centinaia di km di nulla che separano una città dall'altra, l'accoglienza calorosa della gente, i mapuche e tehuelche, il calduccio in casa mentre fuori si gela, i ritratti di Evita nelle case più umili (anche se non sono peronista).
I gol urlati come nessun altro al mondo. Il credersi i migliori in tutto ma sotto sotto -senza mai ammetterlo- sapere che non è vero. Il folklore. Il bombo e la chitarra. El poncho salteño, el facón, las bombachas de campo. Il rock nacional. El tango, ah, el tango... y la milonga, ¡che! Gardel, Piazzolla, Polaco Goyeneche... El acordeón. La tipica parlata argentina, il "che" in ogni frase, il lunfardo, le feroci discussioni di politica, gli insulti ai militari e alla polizia, le inevitabili "cargadas" alle squadre avversarie o ai vicini latinoamericani (e gli scontri tra chi si vede più in Europa e chi ha capito che l'Argentina è in América latina). Medialunas, cenare tardissimo e fare merenda alle 6. Leggere Clarín, Olé, Página/12 e El Gráfico. I fumetti!!! Mafalda, Inodoro Pereyra...
La lista si allungherebbe troppo.

Perché tanta nostalgia dell'Argentina? Sarà perché tante cose qui in Palestina mi ricordano le mie radici?
Non lo so. Il segnale, comunque, sembra inequivocabile: dal Sud vengo, al Sud dovrò tornare...



E dell'Italia? Beh, anche per l'Italia c'è un paragrafo di nostalgia: i vini (beh, minimo...), i formaggi (anche lì, scontato), il radicchio e le castagne che mi perderò. La sopressa! Il Piave. I boschi del Montello. Uno sprizzetto ogni tanto o un'ombra al bar, rigorosamente di rosso (o nero: ma no bianco!). Il prosecco fresco... La grappa biologica. Il nocino che ho fatto prima di partire e sarà pronto al mio ritorno (yuh uu!!!!). La pizza, he he! Andare a raccattare erbe spontanee, frutta selvatica e altro in giro (ma nei posti in cui so io). Il dialetto trevigiano. Giocare a scopa e prendersi sempre gli insulti di quelli che giocano per davvero. Un giro in mezzo ai campi, meglio se in bicicletta. Le risorgive, i posti tipici di Treviso (quelli non frequentati dai fighetti), le osterie. La latteria e la gelateria di Maserada. Il mercato del paese. Il contadino di fiducia (dove compri frutta, verdura, vino e grappa anche se illegale). Il mio cane...
Una grigliata con salsicce e costesine (di maiale, perchè "il maiale è il miglior animale che sia mai stato inventato"). Due chiacchiere in scioltezza con gli amici, con birra in mano o bicchiere che aspetta di essere riempito e parlare del più e del meno, dei sogni, dei desideri, di quanto faccia ormai schifo l'Italia e di come l'unica soluzione rimasta sia quella di andarsene...

E quelli che se ne vanno per davvero, giurano di non voler tornare mai più (ma sotto sotto non vedono l'ora di ritornare indietro almeno per salto veloce).

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