20 luglio 2008

Venerdi






(Premessa: mi scuso, sono un po` in ritardo. Pazienza, si vede che ho da fare!!! D`altronde sono qui per questo)

Venerdi scorso era giorno di festa, qui a Betlemme. In effetti sembrava una domenica qualunque. Mi ci dovro abituare: il fine settimana arabo e` giovedi-venerdi, non sabato-domenica...
Il tempo continua ad essere bello soleggiato, cielo senza nuvole, caldo ma ventilato. Dormo fino a tardi e quando mi sveglio cazzeggio alla grande. In teoria dovrebbe essere tutto chiuso.
Tra l`altro, continuo a sentire rumori di esplosioni, spari o non so che cosa. Sinceramente non so cosa pensare: i rumori sono cominciati ieri sera nelle colline circostanti, dove si trovano il campo profughi di Deheishe e il villaggio di Beit Jala. Che siano i militari israeliani? E se cosi fosse, perche nessuno si muove qui in giro? Che siano cosi tanto abituati all`occupazione da considerarla una cosa "di routine"? Boh...

Nel primo pomeriggio, un po` annoiato e tagliato fuori dal mondo perche la mia sim card israeliana non funziona, mi armo di macchina fotografica e passaporto e vado a fare un giro nei dintorni. Sempre con un orecchio teso per capire sta storia degli spari. Pero c`e` calma piatta. Come sempre.
Per strada mi ferma una macchina, dall`interno mi chiamano per nome. Incuriosito e sopreso mi avvicino: e` il tizio del negozio che l`altra sera mi ha aiutato a telefonare! E` in compagnia del figlio, che mangia un cornetto algida. Mi chiede cosa sto facendo in giro con quel caldo e sotto il sole. "Niente, cammino senza meta per conoscere i dintorni. Mi piace camminare". Facendo due chiacchiere scopro che fa di tutto: commerciante, insegnante e studente (master in lingua araba). Alla faccia... Mi dice sorridendo di farmi vedere in negozio e che uno di questi giorni, in un ritaglio di tempo, mi invitera a casa sua. Gentilissimo! Ci salutiamo e riprendo la strada.
Lungo Yasser Arafat street ci sono un ragazzino che vende fichi d`india (o almeno ci prova) all`ombra di un mandorlo e una famiglia poco piu in la che fa altrettanto.
Ogni tanto appare uno di quei lunghi e vecchi taxi gialloneri a 7 posti, della Mercedes, con dentro intere e numerose famiglie. Si vede anche qualche donna in abiti tradizionali e persino un furgone con su un asino. Ah, e anche diverse macchine strombazzanti e decorate con nastri e fiori. Evidentemente e` stagione di matrimoni.

Voglio evitare le zone piu turistiche, e semplicemente andare in giro. Mi viene in mente che potrei fare qualche foto del maledetto Muro dal quale sono entrato qui e cosi seguo le indicazioni per Al Qods (Gerusalemme). Oltre alla sporcizia delle strade, cio che caratterizza tanto il paesaggio urbano sono i numerosi campi di ulivi (e la vegetazione mediterranea in genere), i numerosi e ricchi alberi da frutta (fichi, mandorli, aranci, pruni, viti...) e le tantissime case nuove o in costruzione o in rifacimento. Sono tutte molto curate, ricoperte di una pietra calda e ruvida e spesso abbellite da giardini pieni di piante di ogni genere. Abu Wahid, ad esempio, ha di tutto: rose, viti, pruni, fichi, mandorli, origano, anice, menta, salvia e varie piantine di te. I Palestinesi (e gli arabi in genere) amano molto queste cose e he hanno una cura senza pari.

Fuori dal centro vero e proprio si iniziano a vedere le colline spoglie e aride che formano questa regione. Mi guardo i piedi, ormai neri e nei sandali impolverati. Come non pensare alla Lavanda dei Piedi? Tra l`altro, in quella direzione, si trovano le rovine del celebre tempio di Erode il Grande, l`Herodion. Brrr... A volte vengono i brividi, sembra di camminare su reperti archeologici di inestimabile valore al solo sentire nominare certi nomi. E calpestandoli, sembra di compiere un danno.
Il danno, in compenso, l`ha fatto sto stronzo di Muro che mi appare all`improvviso tra le case. Capriccioso come pochi, ha deciso di piazzarsi dove vuole lui e senza sentire ragione alcuna. Si aggira qua e la, taglia fuori quartieri e ulivi, si piazza in mezzo ad una strada, e dove non riusciva a passare si e` fatto largo a colpi di ruspe e bulldozer. Visto che tutto sto via vai gli ha messo appetito, ha deciso di mangiarsi un po` di terre qui e li` e, non contento, per non essere disturbato nella digestione ha fatto pure piazzare filo spinato e altri muri, per non farsi neanche toccare. Un muro vigliacco: alto quasi dieci metri, con torrette d`osservazione ad ogni angolo, questo ricco Epulone in cemento armato non avanza nemmeno le briciole. E come ogni riccone viziato, decide lui a suo piacimento cosa si puo fare o meno e soprattutto quando.

Le proteste di tutto il mondo contro questa ennesima violazione dei diritti umani e del diritto internazionale hanno circolato nell`etere fino a schiantarsi contro le lastre della muraglia. Scritte e immagini variopinte insultano, protestano, lasciano messaggi di speranza e fraternita`, di rabbia e di dolore, di pace e giustizia. Spagnoli, inglesi, irlandesi, cileni, francesi, polacchi, tedeschi, italiani, giapponesi... Sono passati tutti per cercare di convincere Israele che non e` proprio questo il modo in cui si risolvono i problemi. L`immagine che piu mi ha colpito (e che spero di postare, un giorno o l`altro) e` di una foresta di alberi tagliati, in mezzo alla quale c`e` un alberone enorme circondato da un muro altissimo. E tra le frasi ad effetto, ricordo principalmente "Ich bin ein berliner" scritto a caratteri cubitali, che ricorda il discorso di solidarieta di JF Kennedy a Berlino Ovest; "It has to start somwhere, it has to start some time, what better place than here, what better place than now" una citazione del grande Zack De La Rocha (cantante impareggiabile dei Rage Against the Machine) e, infine, un non tanto ironico "I want my ball back" (rivoglio il mio pallone).

Evidentemente il messaggio non e` arrivato, perche il muro e` ancora li, il pallone ormai sara di qualche colono (di sicuro non l`hanno bucato) e la costruzione di insediamenti in terra Palestinese continua a ritmi frenetici.
Le zone vicino al Muro sono desolate, deserte. Una citta` fantasma ("Dead city", infatti, ammonisce un`altra enorme scritta). Qui ci hanno perso tutti da questo capriccio di Sharon. I rari turisti che sono rimasti guardano sconsolati e un po` increduli.
Continuo la marcia, ritorno verso il centro. Un po` alla volta inizio a vedere anche i famosi fuoristrada bianchi delle agenzie internazionali (Onu, soprattutto) e i cartelli che indicano dove sono andati a finire i soldi delle numerose cooperazioni tra Autorita Nazionale Palestinese e Ong o governi: edificio, ospedale, caserma, edificio, scuola, padiglione... Spero che servano sul serio, almeno.


P.s.: ho scoperto cos`erano gli scoppi, che continuano ancora oggii. Ebbene, si tratta degli studenti dell`ultimo anno delle superiori che festeggiano la fine degli esami... Anche Noah (che ho trovato a passeggio con la moglie la sera) e Abu Wahid (che, sempre piu gentile e fraterno, mi ha offerto una coppa di gelato in casa sua) avevano pensato inizialmente ad azioni militari e hanno scoperto la verita al telegiornale. La riflessione comune e`: con tutti i problemi che ci sono, proprio in fuochi d`artificio bisogna buttare i soldi pubblici dei palestinesi?

Credo che il sindaco di Villorba spopolerebbe tra gli studenti di qui, con tutti i soldi che spara in botti per ogni stronzata...

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