20 luglio 2008

Summer Camp












"Know your country" e` il titolo del campo estivo organizzato per il secondo anno dal CCRR, e rivolto principalmente ai bambini dei campi profughi. Non solo giochi, calcio e attivita ricreative: attraverso le numerose gite e le attivita didattiche, i bambini imparano a conoscere il loro Paese (o quello che ne rimane), la Palestina, e ad apprezzarlo.
Nei campi non c`e` molto da fare per loro e questa e` un`occasione imperdibile. Per fortuna ora, almeno nella West Bank (o Cisgiordania o Giudea e Samaria, come dicono gli israeliani) si riesce in qualche modo a spostarsi. L`esercito israeliano ha allentanto leggermente la morsa attorno alle riserve indiane in cui (soprav)vivono i palestinesi. In effetti questo non e` un Paese e le cartine sulle magliette dei bambini lo fanno capire chiaramente: macchie di colore, scollegate e accerchiate da zone ad uso esclusivo degli israeliani. Praticamente e` come vivere in un enorme carcere, nelle cui celle i prigionieri sono abbastanza liberi di muoversi ma non tra una cella e l`altra. E la chiave dei cancelli (i check point, il Muro, ecc) la detiene un guardiano capriccioso (i soldati israeliani, che sono capricciosi e lunatici sul serio). Sembra che momentaneamente il guardiano abbia deciso che ogni tanto qualcuno puo passare. Ma e` sempre a sua discrezione.

Arrivo nella scuola dove c`e` il "quartiere generale" del summer camp accompagnato da Noah e Carola. Li ci trovo Ibrahim che gioca a pallone. Conosco i membri dello staff: a parte Ibrahim e Amer (il coordinatore), ci sono solo ragazze. Purtroppo i nomi non me li ricordo tutti, solo quelli di Wafa (una ragazza dai lunghi capelli neri e dall`aspetto siciliano, che parla un ottimo inglese) e Alex (studentessa statunitense che, essendo bionda e bianchissima, era impossibile scambiare per palestinese!). Anche Alex e` qui per un progetto dell`universita, da cinque settimane, e prima di essere animatrice al campo ha lavorato per qualche giorno al CCRR.
Ibrahim mi da una maglietta del summer camp, cosi posso anch`io far parte della famiglia. Mi spiegano brevemente il programma della giornata e poi si comincia. Non prima, pero`, di ricordami un paio di paroline magiche da usare spesso: "jalla" (andiamo, o dai!) e "halas" (basta).

I ragazzi (10-16 anni) sono divisi in quattro gruppi misti, per eta. Prima di inziare le attivita, ogni squadra deve cantare il canto del gruppetto. Ovviamente, dato il nome del campo, i temi sono quelli della questione palestinese: la resistenza all`occupazione (al-Muqawama), il diritto di ritorno dei profughi, l`unita del popolo palestinese... L`unica cosa che capisco, pero`, e` il nome di alcune citta che urla il gruppetto dei piccoli!
Io vengo affidato al gruppo di Ibrahim e Alex, quello dei piu grandi. Immediatamente mi viene "consegnato" un interprete, Baker, un ragazzino di quattordici anni. Pensavo che comunicare con i bimbi palestinesi sarebbe stato difficile. Affatto: molti di loro parlano o almeno masticano l`inglese, alcuni invece lo dominano con destrezza. Chapeau.

Ibrahim mi coglie di sorpresa quando mi lascia il gruppo per una mezz`oretta. "E cosa gli faccio fare?" chiedo, "Non so, conosci qualche gioco?". Orco can... Quando si dice improvvisare. Beh, fortunatamente ho alle spalle 10 anni di esperienza, anche se con bambini italiani. Beh, do un`occhiata veloce al mio zaino virtuale di capo scout e tiro fuori il classico gioco del flipper. Che fortunatamente conquista in un batter d`occhio i vivacissimi ragazzini. Mentre giochiamo li osservo: non differiscno in nulla dai ragazzini occidentali. Stessi vestiti, stesso modo di portarli, stesse marche. Anche loro con cellulari, chewing gum, coca cola e patatine. Per coronare la somiglianza, appare anche la classica ragazzina adolescente con i capelli stirati, pantaloni a vita bassa e apparecchio ai denti... Di tutti i 56 partecipanti, solo una ragazzina porta il velo in testa. Molti, invece, hanno medagliette o berretti con la celeberrima effige del Comandante Che Guevara (magari accanto ad una bandierina palestinese o ad un pendente con una chiave, uno dei simboli della resistenza palestinese).

La mezz`oretta di Ibrahim diventa un`oretta. Chiedo ad Alex cosa fare e nemmeno lei sa cosa rispondermi. Per fortuna so come cavarmela e, memore del motto del mio capoclan nei momenti difficili (Improvvisare, adattarsi, raggiungere lo scopo), proseguo nelle attivita`. Il fatto e` che Ibrahim e Amer sono usciti per procurare il necessario per la gita ed il barbecue che faremo tra poco. Nel programma di "Know your country", infatti, sono previste numerose gite sia di un giorno sia di due. L`altro ieri, infatti, i ragazzi erano a Jenin. Oggi, invece, si resta nei dintorni di Bethlehem per andare a visitare le "Piscine di Re Salomone".

Le rovine dell`antico luogo archeologico sono qui vicino, ma sono veramente rovinate. Purtroppo il senso di cura della cosa pubblica e` molto scarso, e la sporcizia regna ovunque. Nonostante fosse stata ripulita lo scorso anno, tutta l`area e` coperta da sacchetti di plastica e rifiuti di ogni genere. Appena arrivati, la prima cosa che i bambini devono fare e` di armarsi di sacchi neri, rastrelli e badili e rendere un po` piu` decente la zona.
Il posto sarebbe molto bello e suggestivo; circondato da gialle colline aride e sassose ma coperte di robusti cipressi e altre conifere, si apre un enorme rettangolo di pietra profondo una decina di metri nel quale, tra arbusti di capperi, si scorgono varie linee di gradini e altre costruzioni che sembrano piccole piscinette. Nessun cartello, pero`, spiega di cosa si tratti. Peccato...

Mentre i preparativi per il barbecue hanno inizio, vado a giocare con un gruppetto di bambini con lo scopo di sorvegliarli affinche non si allontanino troppo. Tra una pallonata e un`altra iniziano a fioccare le domande per capire chi sono, da dove vengo, ecc. Quando scoprono che sono argentino arrivano immancabili le domande sul calcio: "Conosci Maradona? conosci Batistuta? conosci Javier Zanetti?". Si, Zanetti l`ho conosciuto a Milano, qualche mese fa; proprio un gran tipo! Incredulo, sento un bambino che mi chiede se conosco il Boca Juniors. "Certo -rispondo- e` la mia squadra". "Anche la mia, mi piace un sacco il Loco Palermo". Ma pensa te, anche in Palestina ci sono tifosi del Boca Juniors...
Quando, invece, dico di vivere in Italia, molti vengono a dirmi che hanno zii e parenti in Italia, che sanno dire questa e quella parola, che vorrebbero tanto visitare Milano e Venezia.

Ben presto, pero`, arrivano le domande scottanti. Un bambino ferma il pallone con le mani e, a bruciapelo mi chiede: "Secondo te chi sono i terroristi, noi o gli israeliani?". Mi chiedono cosa si dice in Italia della Palestina, come vediamo la loro resistenza. Che cosa penso dell`America... Eh no, cari, si dice "Stati Uniti", perche` americano lo sono anch`io che sono argentino. "Tu odi l`America?... Ah no, scusa -si corregge subito- volevo dire Stati Uniti!". Una decina di bambini si ferma per sentire cosa ho da rispondere. Dico che mi hanno fatto delle domandine mica tanto facili. Un po` diplomaticamente, e ricordando varie volte il lavoro nonviolento di riconciliazione del conflitto che fa il CCRR, dico che odiare non porta a nessun risultato, che non tutti gli israeliani sono cattivi come quelli che hanno visto loro e che molti finiscono anche in galera perche vogliono la fine dell`occupazione o bloccare la demolizione delle case palestinesi per rimpiazzarle con insediamenti di coloni.
"E cosa pensi del presidente del Venezuela? A noi piace molto Chavez. E anche Fidel Castro". Non ne dubitavo, ma non pensavo fossero cosi popolari anche tra i ragazzini.
Ecco. Se c`e` una differenza fra gli adolescenti occidentali e quelli palestinesi, e` proprio questa: i palestinesi sanno perfettamente cosa sta accadendo intorno a loro, sono capaci di parlare di politica e vogliono farlo. E, tra l`altro, sono molto ma molto bene informati sia sul presente sia sul passato. Conoscono tutto della storia degli Arabi, sono consapevoli che la civilta araba un tempo e` stata superiore a tutte e che erano all`avanguardia in ogni campo (mentre in Europa si viveva nelle tenebre del Medioevo e della Santa Inquisizione). E hanno l`enorme rimpianto di essere tornati indietro di secoli.

La giornata prosegue bene, mi diverto un sacco ma muoio di sete. E l a sete mi impedisce di gustarmi appieno il barbecue (ottimo, peraltro). Di acqua non se ne vede manco un goccio. I palestinesi preferiscono -come tutti i bambini- le dolci bevande gassate. Oddio... voglio una BIRRA!
Torniamo a casa stanchi e zozzi ma felici. Non vedo l`ora di bermi un idrante...

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Nel tardo pomeriggio riesco a risolvere il problema con la sim card e riesco a telefonare a Ibrahim ( ma non in Italia). Mi invita a casa sua perche alle 20 proietteranno un film, "Occupation 101 " e ci saranno anche Alex e altre sue amiche statunitense.
Quando giunge l `ora esco e vado verso. Ma mi perdo. Pensavo di conoscere la casa, forse mi sbagliavo. Dopo un po` di inutile girovagare chiedo informazioni in uno stentatissimo misto di arabo-inglese . Bastava le parole "Noah Salameh". Mi indicano la direzione in arabo, capisco i gesti e vado. Cazzarola.... l`avevo mancata per poco...

(continua domani)

1 commento:

Unknown ha detto...

Evviva!!! ce l'ho fatta!!!
TCA!!!!!!!!!!!!!