28 luglio 2008

La Stella di Betlemme

(Il complesso della Basilica della Nativita)
(Insediamento israeliano fuori Betlemme)
(interno della Basilica, con pellegrini musulmani)
(chiesa cristiana e moschea a Betlemme)
(Boca Juniors passione senza confini!)


E ci risiamo, arriva un altro venerdì. Devo mettermi in testa che è come la domenica, così mi facilito le cose.
Beh, visto che è “domenica” dormo fino a tardi, tanto che colazione e pranzo sono un tutt'uno. Ma sì, giornata di pulizie, che non fa mai male... E poi, col caldo che fa, meglio restare a casa le prime ore del pomeriggio. Ogni tanto si sente uno sparo. In realtà sono ancora gli studenti che festeggiano la promozione, alle prese coi botti. Pensano di andare avanti tanto? Chi lo sa.
Verso metà pomeriggio mi armo di macchine fotografiche e rivolgo i sandali impolverati verso il centro deserto di Betlemme: oggi faccio il turista. In giro non c'è veramente nessuno, c'è un po' di brezza rinfrescante che, sinceramente, è un toccasana. Ah, tra l'altro il rimedio anti-sudore di Paolo Montini (che pero` mi aveva consigliato anche Silvia) funziona: si chiama “cristallo di rocca” ed è un pezzo di pietra trasparente che si trova a pochi euro in molte erboristerie o botteghe da fricchettoni e alternativi salutisti.
Prendo la strada larga per vedere cosa c'è arrivando da sotto, e mi trovo a dover dividere il marciapiedi con diverse comitive di turisti. Alcuni hanno proprio l'aria da pellegrini (in tutti i sensi). C'è un gruppone di indiani che decide di comportarsi da giapponesi, fotografando e filmando qualsiasi cosa capiti a tiro, soprattutto le cose più truzze.
Camminando lentamente, e facendo attenzione ai guidatori pazzi (cioè tutti) e al loro abuso di clacson, giro qua e là scattando foto ai particolari più curiosi. Ciò che mi attira di più, però, è l'ottima visuale che si ha di un grosso e bruttissimo insediamento israeliano. L'avevo visto passando in corriera ma ora posso vedere meglio come si sviluppa. Beh, intanto si vede la quantità di filo spinato e reti metalliche che circondano l'agglomerato di orrendi monoblock alla sovietica con la strada che lo collega al mondo (e lo tiene a debita distanza dai palestinesi). Poi si vede come tutto intorno sia stata fatta piazza pulita: non cresce nemmeno un cespuglio. La collina dietro, però, è tutta rinverdita da alberi. Probabilmente molti di quegli alberi sono stati sradicati da terre palestinesi e ripiantati lì. Giuro che è vero.

La prendo con calma sta passeggiata e quindi mi accorgo -dopo che un frate francescano mi taglia la strada- che le case di famiglie cristiane sono tante, ma veramente tante. Di solito le si distingue perché, tra le pietre squadrate che compongono la facciata, di solito ne mettono una con un bassorilievo di San Giorgio che uccide il drago. Oppure c'è una croce (di qualsiasi tipo: romana, greca, bizantina, ecc). Noto che vari edifici hanno appese le luci natalizie, formando scritte auguranti (Merry Christmas) o alberi di Natale o i Magi che portano doni a Gesù nella capanna.
Ecco, proprio lì voglio andare. Alla Basilica della Natività.
Salgo la scalinata che porta a Manger Square, la brulicante piazza principale di Betlemme. A quest'ora, però, tranne un venditore di caffé e qualche taxi, è quasi vouota.. Mi avvicino a quella specie di fortezza che è il complesso della Basilica. Da fuori, in realtà, tutto sembra fuorché una chiesa. L'aspetto delle grosse mura spoglie è quello di un edificio molto antico che nel corso della sua vita ha visto veramente di tutto. Tra l'altro, nello spazio di forma rettangolare antistante sembra che manchi un pezzo, e i resti di un'antica colonna adagiata vicino all'entrata suggeriscono la risposta. Dalla parte opposta, invece, incredibile ma vero c'è l'unica moschea di Betlemme, quella di Omar. I due edifici sacri si guardano, come vecchi amici, e non si temono. La basilica, tra l'altro, non è l'unica chiesa cristiana della città: ce ne sono varie, di varie confessioni (cattoliche, armene, copte, ortodosse, ecc). Qui cristiani, ebrei (prima del 1948) e musulmani hanno vissuto sempre a stretto contatto, non solo rispettandosi ma in amicizia. Che cavolo ci sono venuti a fare i Crociati?

La Basilica della Natività sorge sopra una serie di grotte nelle quali, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù. Il primo edificio costruito sulla grotta è del 326, voluto dall'imperatore Costantino e modificato (molto, a quanto pare) da Giustiniano un paio di secoli più tardi. Di questo secondo intervento rimangono solo alcuni pezzi di mosaico pavimentale. Da Giustiniano in poi, Betlemme fu conquistata e saccheggiata a più riprese bene o male da tutti: Persiani, Arabi, Crociati ma la Basilica fu sempre risparmiata (anche se qualche furtarello mi sa che l'hanno commesso...). Nei secoli, per evitare ai soldati a cavallo di entrare, le entrate furono murate tanto che oggi l'unico modo per accedere è quelli di passare attraverso una porticina minuscola, altra poco più di un metro.
L'ultima volta che la Basilica fu teatro di scontri è stata non molti anni fa, 6 o 7. Durante il violento e sanguinoso assedio di Betlemme e di tutte le principali città palestinesi ad opera dell'esercito israeliano, qualche decina di miliziani armati palestinesi cercarono rifugio all'interno delle strutture della chiesa, trovando la protezione dei frati, che fecero anche da mediatori. Alla fine, dopo molti giorni, ai miliziani fu permesso di uscire vivi grazie alla mediazione italiana (c'è chi giura che lo zampino ce lo abbia messo Andreotti).

Quando arrivo, trovo una nutrita comitiva di pellegrini. Musulmani. Con tanto di velo (le donne), barbe lunghe e copricapi (gli uomini). Hanno l'aria di venire da distante. Inizialmente la cosa mi sorprende: cosa ci fanno dei musulmani in una chiesa? Immediatamente, però, mi ricordo di un “piccolo” particolare, ovvero che per l'Islam Gesù è stato un profeta importantissimo, secondo solo a Maometto. I musulmani, però, non lo considerano il figlio di Dio e nemmeno credono che sia morto in croce (da quanto ho capito, alcuni dicono che ad essere crocifisso non fu Gesù ma Giuda). Chissà com'è andata veramente. Di teorie ce ne sono un sacco a riguardo. Alcuni sostengono addirittura che Gesù, dopo l'episodio della crocifissione, abbia continuato a predicare giungendo addirittura in India. Cosa sia successo veramente non ci è dato saperlo. A me, sinceramente, i dettagli di questa storia interessano poco. Ciò che conta è che quel personaggio è esistito sul serio (anche se sono poche le tracce storiche che ha lasciato) e che ha rivoluzionato il mondo con la sua parola di amore e giustizia e il suo esempio di vita semplice e puro. Esattamente l'opposto di quello che abbiamo oggi come Chiesa, e di quello che facciamo noi come suoi seguaci.

Con un po' di emozione mi chino e passo attraverso il varco microscopico. L'interno della basilica è spoglio, un po' trasandato. A dire il vero non è molto attraente. Non fosse per i numerosi bracieri e candelabri, sembrerebbe più un magazzino che una chiesa. Dai resti (veramente dei rimasugli) di mosaico sul pavimento e sui muri, si deduce che questa basilica doveva essere come tutti gli edifici bizantini: un gioiello. Putroppo, appunto, è rimasto ben poco. I pellegrini musulmani si guardano intorno, ammirano, curiosano rispettosamente. Un loro bambino gironzola con delle fastidiose luci lampeggianti ai piedi ma, senza che nessuno gli dica nulla, si accorge da solo che non è il caso: si siede e spegne gli aggeggi.
Passando davanti all'altare, si è costretti a svoltare a destra per entrare in uno dei bracci del transetto dove dei sacerdoti greco-ortodossi attendono, tra candele e bottigliette d'acqua santa. Molte icone (alcune proprio antiche) raffigurano la nascita del Cristo. Ecco, ci siamo: una serie di scalini di pietra disposti a mo' di anfiteatro, portano ad un'altra minuscola apertura scavata nel marmo. Scendo, entro in uno spazio angusto e scuro, illuminato da candele che mostrano drappi e vecchi arazzi. Alla fine degli scalini, un altarino protegge una piccola apertura. Illuminata, appare la stella d'argento incastonata nel marmo. Signori, qui è nato Gesù.
Alcune persone fanno la genuflessione, toccano la stella e si fanno il segno della croce iniziando a pregare. Il musulmani restano in piedi ma, in rispettoso silenzio, continuano la loro contemplazione. E' una sensazione strana, è vero. Chissà se ci sono altri posti al mondo dove può accadere questo che sto vivendo ora, così, spontaneamente...
Tocco le pareti, vedo che ci sono ancora resti della grotta vera e propria, con la roccia nuda, nera e lucida (chissà quante mani l'hanno accarezzata). Provo un'emozione mista a tristezza. Il Posto è questo, quindi; è qui che c'erano pecore, asini e buoi a scaldare una nuova, fragile vita, e a rendere l'aria irrespirabile. Qui si rifugiarono due futuri genitori, stanchi e sporchi per il lungo viaggio. In questo antro isolato, così minuscolo, spoglio, brutto, buio e, all'epoca, sicuramente sporco. Una grotta, un tugurio per nulla accogliente, fra gli animali, come animali...



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Matrimoni


Oggi si ritorna dietro la scrivania, al CCRR. Ritrovo quelli che sono stati i miei “colleghi” per un giorno: Carola, Yara, Shireen, Lina, Tzegha e Jonas. Ecco, di Jonas non avevo parlato: è tedesco anche lui e, come Carola, lavora per l'ente tedesco per lo sviluppo (DED). E' qui da un anno, e si è portato tuttta la famiglia, compresi i tre figli (8 e 6 anni e qualche mese l'ulitma arrivata). Anche Yara, che avrà si e no 24 anni, ha già una figlioletta vispa e paccioccona.
Si comincia la giornata con la consueta e informale riunione nell'ufficio di Noah, dove si fa il punto della situazione, si scherza, si fissano le priorità e ci si scambia opinioni. Noah e gli altri sono felici per il summer camp, Yara racconta che la sera dello spettacolo tutti erano estremamente entusiasti per l'organizzazione dimostrata dai ragazzi. Do anch'io il mio parere positivo da “interno”. L'unico neo individuato da Noah è una certa mancanca di organizzazione ovvero di gestione dei tempi. Alla puntualità Noah ci tiene moltissimo ma oggi era in “ritardo”. O meglio: è arrivato in ritardo per il standard, ovvero all'ora esatta di apertura. Tanto strana è sembrata la cosa che il resto dello staff aveva iniziato a preoccuparsi non vedendolo già in ufficio!
Sempre durante la mezz'oretta di riunione, Shireen e Lina porgono a Noah due bigliettini, con decorazioni dorate. Stanno per sposarsi (non tra di loro, eh!). “Cos'è l'estate in Palestina se non la stagione dei matrimoni?”, esclama sorridendo Noah. Confermo, qui si sposano tutti in questi giorni. Ieri, per esempio, mentre tornavo a casa dalla Basilica della Natività, ho sentito per l'ennesima volta spari e suoni di clacson e sirene. Subito ho pensato: “Oh merda, qua si sparano! Ci sarà la caccia all'uomo contro quelli di Hamas”. Come avrete sentito, ci sono state delle esplosioni a Gaza, che hanno ucciso alcuni militanti di Hamas. Anche se Fatah ha smentito ogni coinvolgimento, a Gaza il governo de facto del Movimento per la Resistenza Islamica (cioè Hamas) ha iniziato l'arresto di decine di sostenitori del Movimento per la Liberazione della Palestina (cioè Fatah). Se a Gaza regna Hamas (che avrebbe il diritto di governare su tutti i Territori, e avendo vinto le regolari elezioni), questa è terra di Fatah, come si vede dai numerosi manifesti. Pertanto, sapendo degli arresti a Gaza e conoscendo la profonda spaccatura che c'è fra i due partiti-movimenti, ho pensato subito ad una specie di rappresaglia contro Hamas. Quando ho visto passare i primi caroselli sono rimasto interdetto. Sposi, sono solamente sposi. Quindi Fatah non c'entra nulla... E gli spari? Ancora quei cavolo di studenti delle superiori con i loro petardi e mortaretti. Ma quanta gente si sposa? Penso di aver visto almeno una dozzina di caroselli che seguivano le macchine piene di fiori, fiocchi e nastri bianchi con a bordo i novelli coniugi. Ogni fine settimana ci sono decine di matrimoni...
Non ho capito come ci si sposa qui, penso solo che come un contratto (come per gli ebrei) e che tutta la “cerimonia” sia molto ma molto breve. Tra l'altro, non avviene mai e poi mai in moschea ma in luoghi appositi che possono anche essere delle semplici stanze.

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