15 dicembre 2008

La cooperazione internazionale e la Palestina

Ovvero: "come ti prendo per il culo".

Oggi ho ricevuto una mail dall'AIC di Beit Sahour (l'Alternative Information Center) che pubblicizza un incontro con un economista. Si parlerà, appunto, dell'ingente quantità di fondi che arrivano in Palestina.

Ecco il testo originale:

The Goals and Consequences of Foreign Aid to Palestine

by Shir Ever

The international community has been spending more money per Palestinian than on nearly any other group in the world, and yet this aid has failed to advance the political goals which it was intended to achieve. What are these goals? Why has aid failed? In which new direction are donors trying to take aid?".


La traduzione (pressapochista) è la seguente:
"Gli obiettivi e le conseguenze degli aiuti esteri alla Palestina" di Shir Ever
La comunità internazionale ha speso più soldi per Palestinese che per qualsiasi altro gruppo nel mondo, e questi aiuti ancora non sono riusciti a far avanzare gli obiettivi politici che intendevano raggiungere. Quali sono questi obiettivi? Perché gli aiuti hanno fallito? In quale direzione i donatori stanno cercando di portare gli aiuti?


Mentre ero in Palestina era evidente come il flusso di aiuti internazionale fosse ingente e chiunque si sarebbe chiesto, vedendo così tanti soldi spesi, come mai la situazione fosse ancora così disastrosa. L'ho già scritto una volta: al Master di Pavia ci hanno detto chiaro e tondo che la Palestina è uno di quegli esempi perfetti di cooperazione internazionale "nociva", cioè che più che aiutare a svilupparsi ottiene esattamente l'effetto opposto.

Si potrebbe scrivere un libro sull'argomento. Fatto sta che purtroppo è veramente questa la situazione ma è molto difficile capire come venirne fuori: insomma, è un circolo vizioso. Da un lato la cooperazione internazionale è funzionale all'occupazione, distorce la realtà, diseduca il popolo palestinese. Dall'altro, però, ridurre il flusso rappresenterebbe una catastrofe per i palestinesi, che da soli non hanno i mezzi per risolvere i propri problemi.

Personalmente penso questo: piuttosto che spendere miliardi di dollari e euro in puttanate, si dovrebbe puntare di più sui progetti di educazione e istruzione (di cui c'è tantissimo bisogno in Palestina, ma non solo: l'istruzione è sempre un investimento, mai un costo e basta!), rafforzare le realtà locali già esistenti e sforzarsi per una pace che non lasci fuori la giustizia. Finché non si farà vera giustizia in Palestina, nessuna pace e nessuno sviluppo potranno essere proficui e duraturi.

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